martedì 24 novembre 2015

Recensione "Bologna non c'è più" di Massimo Fagnoni - Fratelli Frilli Editori -


Massimo Fagnoni

Bologna non c'è più
Un'altra indagine di Galeazzo Trebbi

Fratelli Frilli Editori 

 Pietro Ricci educatore, cinquantenne, laureato in filosofia, è bravissimo nel suo lavoro, non c'è nessuno in grado di gestire pazienti psichiatrici come lui, ma non è contento né del suo lavoro, né della sua vita. L'unica vera soddisfazione è un seminario organizzato da lui sul terrorismo delle Brigate Rosse, dove ha conosciuto tante persone interessate all'argomento e tante persone scontente, come lui, della propria vita. Pietro incrocia Trebbi in piscina dopo un allenamento e scambiano due chiacchiere. Due sconosciuti bolognesi davanti alla macchinetta del caffè. Inizia così la seconda indagine di Galeazzo Trebbi che questa volta dovrà fare i conti con il passato, quel passato recente che tanto ha segnato la storia del nostro paese e che lui conosce bene. Trebbi dovrà scoprire cosa si sta muovendo a Bologna fra i gruppi della sinistra più marginale ed estrema, fra le inquietudini e le frustrazioni dei nuovi poveri, sempre più poveri e sempre più arrabbiati, dovrà capire cosa sta per esplodere nella sua città e dovrà farlo in fretta. Il commissario Guerra sarà ancora al suo fianco per cercare di svelare la realtà, quella che nessuno vuole venga rivelata. Mentre Trebbi si trova suo malgrado ad affrontare un'indagine dai risvolti politici inaspettati viene assunto da una famiglia dell'alta borghesia bolognese per vegliare sul loro giovane rampollo, e si trova costretto nuovamente a fare i conti con la sua occulta umanità.

La "colonna" bolognese della Fratelli Frilli Editori, continua a sfornare ottimi e appassionanti romanzi. Questa volta è Massimo Fagnoni, con il suo disincantato investigatore Trebbi, a coinvolgere il lettore in una storia tanto drammatica quanto realmente possibile. Ho mutuato il termine "colonna" da vecchie cronache non a caso: infatti in "Bologna non c'è più" si parla di terrorismo. Ma non è il classico romanzo sull'argomento. E' davvero un qualcosa di diverso. Con una scrittura di grande intensità, Fagnoni è stato capace di rendere appieno l'idea di cosa si potrebbe celare dietro un rigurgito della lotta armata. Quali potrebbero essere le motivazioni, le ragioni e la disperazione, di chi oggi fosse tentato di lasciarsi trascinare in un'altra avventura senza futuro e speranza. E' una storia di emarginazione dalla società di quel ceto medio che non esiste quasi più, incastonata in una storia sulla Bologna della ricca borghesia. O meglio, viceversa. Ed è questo parallelo contrastante che risalta maggiormente nella lettura. Il romanzo, fra le righe, pone ancora oggi tante domande che non hanno mai avuto risposta nella lunga storia del terrorismo italiano. Trebbi, insieme al commissario Guerra, si ritrova coinvolto in questo doppio incarico e ne uscirà ancora più provato. Al di fuori del racconto esce un ritratto amaro e disperato di un Paese sull'orlo del collasso economico e sociale. Una serie di personaggi totalmente diversi uno dall'altro. Molto significativi, a partire da Pietro Ricci, protagonista quasi assoluto insieme a Cesare, ex poliziotto disilluso. Figura questa davvero spettacolare e commovente, pur in tutta la sua rabbia repressa. Un'analisi che, come dicevo, rimanda ad antichi quesiti: quanto erano manovrati i vecchi terroristi? Davvero ci credevano? Il periodo storico è importante? Gli anni 70' furono contrassegnati da una profonda crisi economico/sociale paragonabile a quella dei giorni nostri e questa senz'altro favorì il fenomeno della lotta armata. Fagnoni ha saputo raccontare senza cadere nello scontato, nel già detto. Perchè è un romanzo di persone. Di stati d'animo, di rabbia e furore, ma anche d'amore. E Trebbi rimane quasi ai margini, confuso in questa moltitudine di personaggi Come confusi sono i pensieri di questa gente. Come oggi sono confusi i nostri pensieri e le nostre idee di gente comune. Un grande affresco moderno, di uomini e donne; specialmente queste ultime meravigliosamente descritte e assolute protagoniste. In conclusione un libro da non perdere assolutamente. Far raccontare le persone, saper "raccontare" le persone: questo è il romanzo. Questo è il noir.

Buona lettura

Paolo Vinciguerra 





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