Dominique Manotti
Oro nero
2015
Pag. 424
Sellerio Editore
1973. Il commissario Daquin, ventisette anni
appena, assume il suo primo incarico nel commissariato centrale di
Marsiglia. Si tratta di indagare sull’assassinio di un ex ras della
droga e del suo socio, un veterano dei servizi segreti, entrambi
riciclatisi negli affari. Si trova così ad assistere alla nascita
movimentata di un nuovo mercato dei prodotti petroliferi, all’ascesa
folgorante dei trader assetati di denaro fresco che lo governano, in una
città insanguinata dai regolamenti di conti fra organizzazioni che
gestiscono il traffico internazionale di eroina, organi di polizia in
perpetua guerra sotterranea gli uni contro gli altri, reti
semiclandestine dei servizi segreti. Sono gli anni in cui il petrolio
governa la politica mondiale, e la ribellione dei paesi produttori
contro le Sette sorelle genera cambiamenti radicali; nasce la
generazione di Gheddafi e di Saddam Hussein, l’Europa e gli USA sono
alle strette. Le competenze di Dominique Manotti - docente di Storia
economica contemporanea - le consentono di muoversi con passo sicuro fra
le trame sommerse di una febbrile partita per il potere e, senza
allentare la tensione del poliziesco, ci fa comprendere bene quello che
oggi il Medio Oriente, i Paesi Arabi sono diventati.
E però non è solo l’intreccio a impressionare in Oro nero; tutti i
romanzi della Manotti sono ottimi romanzi «d’atmosfera», e il
commissario Daquin, bello, colto, gay, allergico al potere e alle
gerarchie, con un passato drammatico, appassionato di rugby e di jazz, è
un personaggio perfettamente riuscito. Tutt’intorno le vie di Nizza e
di Marsiglia lungo le quali l’autrice fa muovere i suoi attori, figure
che restano incise nella memoria dei lettori.
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