Sandro Veronesi
Terre rare
2014
Pag. 407
Bompiani
Nel giro di ventiquattro ore un uomo perde il 
controllo della propria vita: fa un grave errore sul lavoro, gli viene 
sequestrata la patente, trova l'ufficio sigillato dalla Finanza, scopre 
che il suo socio è fuggito lasciandolo nei guai, rompe definitivamente 
con la sua compagna - e nel frattempo sua figlia è scappata da casa. 
Credendosi braccato, fugge a sua volta, alla cieca, ma lo sfacelo cui si
 è di colpo ridotta la sua vita, man mano che egli lo affronta, si 
rivela sempre più chiaramente un approdo, fatale e familiare - secondo 
una mappa interiore che era stata tenacemente rimossa. Quest'uomo è 
Pietro Paladini, l'eroe immobile di Caos calmo, che nove anni 
dopo ritroviamo nella situazione opposta, roso dall'ansia e senza più un
 posto dove stare, costretto a vagare alla ricerca di quella pace 
improvvisamente perduta, o meglio - e questa sarà la sua scoperta - mai 
veramente avuta. La rimozione, la fuga, la famiglia che si disgrega, il 
confuso declino dell'Occidente, lo sforzo tragicomico di restare onesti 
in un tempo che spinge continuamente verso l'illegalità - e poi, di 
colpo, la verità. Alla fine di Caos calmo Paladini rispondeva a 
un celebre verso di Dylan Thomas affermando che "la palla che lanciammo 
giocando nel parco è tornata giù da un pezzo. Dobbiamo smettere di 
aspettarla". Si sbagliava, la palla era ancora per aria. Torna giù ora, 
in Terre rare.
 

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