Umberto Longoni
La solitudine del cigno nero
2014
Pag. 141
Robin
Marco
Grandi, psicologo, in un tardo pomeriggio afoso di luglio giunge in
moto da Milano all'albergo Villa Speranza di Baveno, piccolo paese sulle
sponde del Lago Maggiore, vicino a Stresa. È quello il posto dove si
concluse, un anno prima, l'ancora giovane vita dell'enigmatica e
affascinante Laura, la donna che amava sebbene la loro relazione fosse
già finita. Villa Speranza, che si affaccia sulle splendide Isole
Borromee, esercita un fascino arcano e inesplicabile, come un
inquietante "altrove" e luogo abitato da eteree presenze: non soltanto
perché Marco sia alla ricerca di "qualcosa" che gli parli di Laura. Ben
presto si intrecciano emozioni del presente e del passato, l'incontro
con una figura femminile che somiglia fisicamente a Laura e poi quello
con la Romantica Donna Inglese: il tutto nella cornice di mistero che
riguarda altri personaggi, convenuti a Villa Speranza per "rinascere",
per ricevere una "sublime emozione" e superare il "dolore di vivere". La
medesima sofferenza che patisce Marco, la stessa lacerante mancanza di
senso nell'esistenza che da sempre percepisce come diversità e
solitudine: cigno nero tra cigni assolutamente candidi. "Qualcuno" che
non si mostra fino alle battute finali, da una stanza di Villa Speranza,
muove i fili di una complessa e forse drammatica commedia: qualcuno da
cui sei ospiti dell'albergo, e poi anche Marco, si aspettano una
"sublime emozione".
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