venerdì 21 agosto 2015

Umberto Longoni: La solitudine del cigno nero

Umberto Longoni
 
La solitudine del cigno nero

 
2014
 
Pag. 141
 
Robin


Marco Grandi, psicologo, in un tardo pomeriggio afoso di luglio giunge in moto da Milano all'albergo Villa Speranza di Baveno, piccolo paese sulle sponde del Lago Maggiore, vicino a Stresa. È quello il posto dove si concluse, un anno prima, l'ancora giovane vita dell'enigmatica e affascinante Laura, la donna che amava sebbene la loro relazione fosse già finita. Villa Speranza, che si affaccia sulle splendide Isole Borromee, esercita un fascino arcano e inesplicabile, come un inquietante "altrove" e luogo abitato da eteree presenze: non soltanto perché Marco sia alla ricerca di "qualcosa" che gli parli di Laura. Ben presto si intrecciano emozioni del presente e del passato, l'incontro con una figura femminile che somiglia fisicamente a Laura e poi quello con la Romantica Donna Inglese: il tutto nella cornice di mistero che riguarda altri personaggi, convenuti a Villa Speranza per "rinascere", per ricevere una "sublime emozione" e superare il "dolore di vivere". La medesima sofferenza che patisce Marco, la stessa lacerante mancanza di senso nell'esistenza che da sempre percepisce come diversità e solitudine: cigno nero tra cigni assolutamente candidi. "Qualcuno" che non si mostra fino alle battute finali, da una stanza di Villa Speranza, muove i fili di una complessa e forse drammatica commedia: qualcuno da cui sei ospiti dell'albergo, e poi anche Marco, si aspettano una "sublime emozione".

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