sabato 30 gennaio 2016

Recensione "Era la Milano da bere" di Alessandro Bastasi - Fratelli Frilli Editori -



Alessandro Bastasi

Era la Milano da bere

Fratelli Frilli Editori


Massimo Gerosa, manager in carriera, viene improvvisamente licenziato dalla COMOR, il colosso dell’informatica dove lavora. Le motivazioni sono vaghe. La moglie lo costringe ad andarsene di casa e anche la figlia diciannovenne, che all’inizio mantiene i rapporti con il padre, a un certo punto se ne allontana. Dopo nove mesi vissuti tra alberghi di quart’ordine e il suo SUV adibito a dimora, Massimo finisce con il fare il guardiano notturno nella sede di un movimento di estrema destra, di cui gradatamente sposa l’ideologia impregnata di nazionalismo, di razzismo e di antisemitismo. Arriva, addirittura, a immaginare e a proporre un attentato contro Roberto Modigliano, che Massimo considera la causa della sua “morte civile” e che, oltre a essere lo stimato uomo d’affari destinato a diventare il prossimo ministro dell’economia, è anche l’esponente di una nota famiglia ebraica del milanese. Ma Modigliano nasconde un terribile segreto... Sullo sfondo di un paese devastato dalla crisi economica, dalla decadenza culturale e dalla solitudine sociale, si dipana un racconto feroce nel quale, con un montaggio alternato, l’autore ci conduce per mano attraverso le vicende parallele dei suoi personaggi e ci porta fino al punto in cui convergono in un tragico e definitivo gioco al massacro: una rappresentazione impietosa della società dei nostri giorni, sopra un palcoscenico da tragedia greca, cui solo la progressiva presa di coscienza di Cristina, la giovane figlia di Massimo, riuscirà a donare un filo di luce.

Dopo aver letto "Era la Milano da bere", ho aspettato un paio di giorni prima di scrivere queste note. Dovevo far decantare le emozioni. Perchè è un romanzo che  lascia un segno profondo nel lettore, quasi una cicatrice morale; un'analisi feroce e arguta di quella che è la deriva dell'animo umano ai giorni nostri ma contemporaneamente una ricerca quasi spasmodica di quei valori che ormai sembrano irrimediabilmente perduti. Una storia che si sviluppa tra drammi personali e oscuri poteri, fra un paese allo sfacelo e un barlume di tenue speranza nel futuro, specialmente nei confronti dei nostri giovani. Siamo di fronte ad un romanzo crudo, spietato, in alcuni tratti cattivo. Alessandro Bastasi  non lascia nulla all'immaginazione. Pur con il suo solito stile elegante e pulito, questa volta picchia duro. Fa male. Non tanto nelle scene di violenza o di sesso, pur presenti, ma fa male moralmente. Massimo Gerosa, personaggio descritto in modo fantastico, è il prototipo di una società arrivista e priva di scrupoli. Il suo crollo lavorativo e umano, dovuto a motivi che il lettore man mano scoprirà, è una discesa agli inferi che dimostra come tutto sia precario e come l'uomo cerchi di adattarsi anche alle situazioni più estreme. Ma non c'è mai una fine in questa storia. E' un continuo precipitare sempre più in basso. Non c'è redenzione in Gerosa. Solo spirito di rivalsa contro un mondo che lo ha abbandonato a se stesso, come un vecchio giocattolo viene abbandonato in un angolo da un bambino. Ha perso tutto: il lavoro, una moglie peggiore di lui, una bella casa, un importante stipendio, una figlia che ha ancora il coraggio di prendere decisioni autonome ed è una figura positiva in tutto questo contesto narrativo. Probabilmente l'unica. Un noir atipico se vogliamo. Non appaiono ne Polizia, ne Carabinieri o investigatori vari, se non brevemente nel drammatico e avvincente finale. Non c'è l'indagine tradizionale e neanche il morto tradizionale. Insomma un dramma intimista che ha momenti di vera e alta prosa narrativa. Bastasi ha la incredibile capacità di porre all'attenzione dei suoi lettori argomenti duri e drammatici con un'eleganza fuori dal comune. Meravigliosa la Milano descritta in queste pagine. Il degno sfondo. Il titolo stesso è molto emblematico: chi non ricorda l'orribile spot anni '80? Una Milano che non ammetteva perdenti, deboli. Una città che divorava carne umana in quantità industriale. La storia si svolge sull'asse Milano - Treviso e quando questa prende la via del Veneto, della provincia, i toni si abbassano, si ammorbidiscono. Bastasi riesce addirittura in questo: a dettare tempi narrativi diversi. Tutti i personaggi hanno qualcosa di particolare, sono descritti e caratterizzati molto bene. Ognuno di loro lascia un importante segno. Ma quello che a me risulta difficile spiegare a chi non ha ancora letto il romanzo, è come sia perfetto e scorrevole l'amalgama di tutte le componenti. Senza bisogno di tante parole, ci si ritrova dentro a questa storia. Sono quasi 280 pagine di pura narrativa, di storia, di dolore, di disperazione, con dialoghi davvero meravigliosi e intensi. Non esiste un lieto fine complessivo. Dimenticatevelo. Uno dei finali probabilmente più drammatici, ma nel contempo più veri, che abbia mai avuto modo di leggere. A volte si commenta un libro dicendo che è un pugno nello stomaco. Qui siamo oltre. "Era la Milano da bere" ti stritola il cuore perchè fa provare al lettore tutti i sentimenti più drammatici esistenti in natura. Valutare un personaggio  come Massimo Gerosa risulta complicato. Chi è Massimo Gerosa? Il tipico manager rampante privo di scrupoli e forse, diciamolo, un po' "stronzo"? O semplicemente un uomo sfruttato da questa società e che cade vittima di avvenimenti molto più grandi di lui? Un libro che imbocca molte strade valutative lasciando dietro di se molte porte aperte. Bastasi ha mischiato le carte anche questa volta: il concetto di "giallo" comunque esiste, anzi è molto presente, ma non nel modo classico. Come nella sua tradizione di scrittore attento agli stati d'animo, alla psicologia di tutti i protagonisti e attentissimo ai minimi dettagli, ha realizzato un romanzo spettacolare. Un cinque stelle assoluto e probabile rivelazione editoriale 2016, scritto da un autore che conferma ancora una volta tutta la sua grande bravura e il suo grandissimo talento. Da non perdere! 

Buonissima lettura

Paolo Vinciguerra 

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