Massimo Rainer
Limite ignoto
2015
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Feltrinelli
“iVstitia. Fondamentale pilastro etico, epocale direttiva sociale,
totale necessità civile. Ma se la iVstitia è tutto questo, allora per
quale motivo la parola sta scritta in modo quasi esibizionistico sulle
facciate dei tribunali? Inoltre, se la lex, esecuzione capitale della
iVstitia è uguale per tutti, per quale motivo bisogna spararlo a lettere
cubitali sulla parete di fondo di ogni aula giudiziaria? Solo che forse
né la iVstitia nè la lex sono reali. Forse sono percezioni, istanze,
opinioni. Forse, aspetto ancora più inquietante, sono semplicemente
limiti. Del sistema, della burocrazia, dei codici... della coscienza?
Forse, risvolto davvero tetro, sono addirittura un unico limite:
dell’umano. Un Limite Ignoto. Limite rappresentato anche da un
carcere collocato (perduto?) nel mezzo del nulla, un avvocato difensore
che ha ben di meglio (di peggio?) da fare, un detenuto arrestato
(sacrificato?) per un crimine mostruoso. Per cui l’avvocato segue il
manuale: assorbimento della verità, allestimento della difesa, suggerimento della via d’uscita. Tutto a posto, certo. E niente, niente
in assoluto, in ordine. Perché il limite ignoto non è più soltanto là
fuori. È già arrivato a dilagare dentro. Dentro tutto. E dentro tutti. Quella
apparentemente banale linea di partenza carcere-avvocato-imputato si
rivela la soglia di un’inesorabile, ineluttabile discesa agli inferi.
Ruote all’interno di altre ruote, inganni avvitati su altri inganni,
crimini che generano altri crimini.
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