lunedì 9 novembre 2015

Recensione "Off limits" di Daniele Cambiaso



Daniele Cambiaso

Off limits

21 Editore


Genova, ottobre 1945. Raul Fabiani, detto “Il Corso”, vive nascosto nel centro storico genovese, dove sbarca il lunario contrabbandando sigarette e armi per conto di uno dei capi della mala genovese. A pochi mesi dalla fine della guerra, Raul è un’ombra in fuga da un sanguinoso passato di malavitoso collaborazionista nei giorni duri dell’occupazione parigina. Il suo desiderio è farsi dimenticare. L’unico legame che Raul mantiene è quello col vecchio barba Miché, antico complice del proprio padre, Pierre Fabiani: questi era stato a sua volta un malavitoso corso morto più di trent’anni prima in una drammatica sparatoria per le vie di Genova, e il suo ricordo rappresenta un’ossessione per il Corso. Poi c’è Mara, una prostituta arrivata da molto lontano, che sembra avere un debole per lui e con cui ogni tanto fantastica una vita diversa. Nessuno, però, sfugge al proprio passato ed ecco ricomparire Raymond Duquesne, una vittima dei tempi parigini sfuggita alla morte, che lo costringe sotto ricatto ad aiutarlo nella caccia a un tesoro misteriosamente scomparso negli ultimi giorni del conflitto. Tra scazzottate e sparatorie, contrabbandieri e poliziotti corrotti, agenti segreti francesi e gruppi di sbandati inizia una serrata caccia al tesoro, che lo porterà tra le macerie morali e materiali della Liguria uscita prostrata dal conflitto e che è, soprattutto, una feroce lotta per la salvezza. Una delle tante nel far west del dopoguerra… 

 Quando al termine della II Guerra Mondiale a Genova si insediano le forze Angloamericane, le autorità militari del Comando Alleato, con lo scopo di tutelare i loro soldati da vari pericoli, impongono una drastica soluzione: il centro storico genovese diventa “off limits” per le truppe alleate e sui punti d’accesso alla città vecchia vengono impresse con la vernice numerose scritte di divieto. Ma presto il centro storico diventa off limits anche per il protagonista Raul Fabiani. Inseguito, braccato, Raul porta con se il lettore fra gli affascinanti caruggi, insieme a una sequenza di incredibili personaggi, in un ambiente di disperazione, di povertà, di miseria, di fame e contornato dalle macerie che la guerra ha lasciato dietro di se. Daniele Cambiaso ha una capacità straordinaria. Riesce a farti vivere dall'interno il periodo storico come pochi scrittori sanno fare. Gli scenari sono vividi, reali, coinvolgenti. La trama, sempre avvincente, ruota attorno ad essi. Rarefatte atmosfere piovose, cupe, nere, come solo Genova sa offrire. Nere come tutti i personaggi che risultano essere non propriamente positivi, anzi sono sfacciatamente negativi. Ma che emanano un fascino particolare, antico, di una malavita ancora "romantica". Il romanzo prende spunto anche da episodi realmente accaduti. Partendo da un inizio a dir poco spettacolare, con la descrizione di una clamorosa sparatoria avvenuta nelle vie di Genova nel 1912, per finire alla tragedia della galleria "Delle Grazie", rifugio antiaereo improvvisato, dove trovarono la morte oltre trecentocinquanta persone. "Off limits" è il noir; il noir mediterraneo. Una stranissima ma affascinante alternanza di episodi drammatici, ad altri prettamente intimistici. Da momenti di puro furore narrativo ad altri di calma estrema. Riflessivo in alcuni passaggi. E' la vita stessa che si dipana e si fa strada fra questi momenti. Vita che pare ti affondi, ti soffochi, fino a darti speranza, forse apparente, illusoria. Molto incisivi i dialoghi, intercalati da tipiche espressioni francesi e genovesi inserite con giusta dose e misura, ma su tutto spicca la bellissima scrittura di Daniele. Cambiaso ha il dono della scrittura semplice e chiara con in più la magia del coinvolgimento totale. Niente sembra costruito, niente sembra paradossalmente finto. Si vive questa storia dall'interno, non da spettatori passivi, ma da protagonisti. Si sente il disagio, quell'aura di tragedia, di violenza, di disperazione. Solo un'altro scrittore sapeva fare questo: un marsigliese, e le analogie di quella città con Genova sono molteplici, che rispondeva al nome di Jean-Claude Izzo. Il romanzo in fondo si può condensare in due semplici parole: pura atmosfera o ancora meglio, letteratura di classe. 

Buona lettura, mes amis!

Paolo Vinciguerra




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