Mirko Zilahy
E' così che si uccide
2016
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Longanesi
La pioggia di fine estate è implacabile e lava via ogni traccia: ecco
perché stavolta la scena del crimine è un enigma indecifrabile. Una sola
cosa è chiara: chiunque abbia ucciso la donna, ancora non identificata,
l’ha fatto con la cura meticolosa di un chirurgo, usando i propri
affilati strumenti per mettere in scena una morte. Perché la morte è uno spettacolo. Lo
sa bene, Enrico Mancini. Lui non è un commissario come gli altri. Lui
sa nascondere perfettamente i suoi dolori, le sue fragilità. Si è
specializzato a Quantico, lui, in crimini seriali. È un duro. Se non
fosse per quella inconfessabile debolezza nel posare gli occhi sui
poveri corpi vittime della cieca violenza altrui. È uno spettacolo a cui
non riesce a riabituarsi. E quell’odore. L’odore dell’inferno, pensa
ogni volta. Così, Mancini rifiuta il caso. Rifiuta l’idea stessa
che a colpire sia un killer seriale. Anche se il suo istinto, dopo un
solo omicidio, ne è certo. E l’istinto di Mancini non sbaglia: è con il
secondo omicidio che la città piomba nell’incubo. Messo alle strette,
il commissario è costretto ad accettare l’indagine… E accettare anche
l’idea che forse non riuscirà a fermare l’omicida prima che il suo
disegno si compia. Prima che il killer mostri a tutti – soprattutto a
lui – che è così che si uccide.
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