Davide Longo
Il caso Bramard
2014
Pag. 254
Feltrinelli
Corso Bramard è stato il commissario più giovane d'Italia. Meditabondo,
insondabile, introverso, capace di intuizioni prossime alla
chiaroveggenza. Fino a quando un serial killer di cui seguiva le tracce
ha rapito e ucciso la moglie Michelle e la piccola Martina. Da allora
sono passati vent'anni. Corso vive in una vecchia casa dimessa tra le
colline, insegna in una scuola superiore di provincia e passa gran parte
del tempo arrampicando da solo in montagna, spesso di notte e senza
sicurezze, nell'evidente speranza di ammazzarsi. Perché, come suole
ripetere, "non c'è nessuna vita adesso". Eppure qualcosa è rimasto vivo
in lui: l'ossessione, coltivata con quieta fermezza, di trovare il suo
nemico. Il killer che ha piegato la sua esistenza e che continua a
inviargli i versi di una canzone di Léonard Cohen. Diciassette lettere
in vent'anni, scritte a macchina con una Olivetti del '72. Un invito?
Una sfida? Ora, quell'avversario che non ha mai commesso errori sembra
essere incappato in una distrazione. Un indizio fondamentale. Quanto
basta a Corso Bramard per riprendere la caccia, illuminando una scena
popolata da personaggi ambigui e potenti, un dedalo di silenzi che
conducono là dove Corso ha sempre cercato il suo appuntamento, e il suo
destino.
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