Daniel Silva
Il caso Rembrandt
2015
Pag. 496
BEAT
Non capita tutti i giorni che un restauratore d'arte sia brutalmente
ucciso nel Regno Unito. Soprattutto se si tratta di un rinomato
restauratore come Christopher Liddell, abituato a intingere i suoi
pennelli su tele di Rubens, Tiziano, Cézanne e Monet. È stato trovato
cadavere col cuore squarciato da un colpo di pistola, accanto al suo
sgabello da lavoro. La versione della polizia è che dei ladri siano
penetrati nel suo cottage a Glastonbury e, una volta sorpresi, non
abbiano avuto altra scelta che farlo fuori. C'è un uomo, tuttavia, che
conosce un'altra più oscura e allarmante verità. È noto come Julian
Isherwood, detto Julie dagli amici, proprietario e unico titolare della
spesso insolvente ma mai noiosa Isherwood Fine Arts, una galleria d'arte
nel quartiere di St James's, a Londra. In realtà si chiama Isakowitz,
britannico solo per nazionalità e passaporto, ma di origini tedesche,
educazione francese e religione ebraica. Solo pochi amici fidati sanno
che è arrivato a Londra nel 1942 da profugo quando era ancora un
bambino. E che suo padre, il famoso gallerista di Parigi Samuel
Isakowitz, è stato ucciso nel lager di Sobibor insieme a sua madre.
Nessuno sa poi che, negli anni Settanta, è stato reclutato come sayan,
collaboratore volontario, dal leggendario capo dell'Agenzia spionistica
israeliana Ari Shamron. Con un solo incarico: contribuire a creare e
mantenere la copertura di un giovane restauratore di opere d'arte nonché
sicario di nome Gabriel Allon.
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