Clifford Irving
L'angelo del campo
2015
Pag. 314
Longanesi
Gennaio 1943. Al campo di sterminio di Zinoswicz-Zdroj, Polonia
sudoccidentale, arriva il capitano Paul Bach. Veterano e ispettore della
polizia criminale di Berlino, Paul si è già visto portare via tanto, se
non tutto, dalla guerra: ha perso la moglie sotto le bombe e un braccio
fra le nevi russe. E ha smarrito la convinzione di trovarsi dal lato
giusto. Unica sua religione, i figli e il lavoro. E ora la Gestapo gli
ha affidato il compito di smascherare l'autore di alcuni misteriosi
delitti, le cui prime vittime sono "un paio di ebrei di una certa
importanza e un ufficiale polacco delle SS". Il quadro è inquietante,
perché gli omicidi sono stati annunciati da sibillini messaggi anonimi
dal tono intimidatorio apparsi nelle baracche degli internati. Biglietti
scritti a mano, in un ebraico impeccabile o in yiddish. In apparenza
non esiste un movente e la dinamica è sempre diversa: unica costante, i
messaggi. In un meccanismo oliato dalla morte, nel cuore del nonsenso
della Storia, sembra di cogliere lo scherno di una divinità impazzita. E
nel campo, insieme al fremito della rivolta, comincia a correre la voce
di un Angelo assassino che aleggia tra i blocchi... Giorno dopo giorno,
nel corso delle indagini Paul verrà a contatto con la realtà indicibile
del campo, con l'umanità offesa delle vittime e quella, alienata, dei
carnefici.
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