sabato 17 ottobre 2015

Intervista allo scrittore Alan Brenham a cura di Paolo Vinciguerra


Alan Brenham
Alan Behr, vero nome dell'autore, ha servito lo stato come ufficiale di polizia e investigatore criminale per oltre 17 anni prima di conseguire la laurea in legge presso la Baylor University. Dopo aver ottenuto l'abilitazione, ha esercitato la professione di procuratore e, in seguito, di avvocato penalista. I suoi viaggi personali e di lavoro lo hanno portato in vari paesi europei, Medio Oriente, Alaska e in diverse isole dei Caraibi. Mentre era al servizio dell'esercito americano, ha vissuto per alcuni anni in Germania. Dopo il congedo, con lo pseudonimo di Alan Brenham, ha scritto tre romanzi thriller polizieschi: "Il prezzo della giustizia" (primo libro della serie thriller di Jason Scarsdale), "Spalle al muro" e "Nel segno della vendetta" (secondo libro della serie thriller di Jason Scarsdale), pubblicato di recente. Attualmente sta lavorando ad altri due romanzi. Alan vive con la moglie nella città di Austin, in Texas. Dopo aver lavorato come detective, procuratore e avvocato penalista per oltre 35 anni, Brenham ha deciso di attingere dalla propria esperienza per dare vita ad una serie di thriller realistici e di grande effetto. "Il prezzo della giustizia" è il primo libro della serie thriller di Jason Scarsdale. Ed è il primo pubblicato in Italia. La trama e la recensione la trovate al link: http://letterarie.blogspot.it/2015/10/recensione-il-prezzo-della-giustizia-di.html  Inizialmente il romanzo è stato auto-pubblicato dall'autore poi, grazie al notevole successo riscosso tra i lettori americani, è stato notato dalle case editrici e ripubblicato dalla Black Opal Books. Finalista nel 2014 agli International Book Awards, nel 2013 il libro è stato anche premiato come miglior thriller poliziesco dall'Associazione degli Autori del Texas. 
 

Alan Brenham ha rilasciato questa intervista al blog Atmosfere Letterarie. 


Alan, grazie per aver voluto concedere questa intervista al blog Atmosfere Letterarie. Per noi è davvero un grande privilegio e onore. Grazie.


D. Esordio in Italia per il tuo investigatore Jason Scarsdale. 
    Ci vuoi raccontare come nasce questo personaggio?
R. Per prima cosa ho creato il nome di questo personaggio   scegliendo quello di mio nipote e utilizzando il nome di una città nello stato di New York per il cognome. Le sue abitudini, i principi morali e la sua rettitudine derivano dalla fusione delle personalità di alcuni detective della polizia con cui ho lavorato anni fa. A tutto questo, ho aggiunto anche un po’ di me.

D. Ho trovato Scarsdale diverso, molto più "europeo", rispetto agli altri investigatori del thriller americano, per stati d'animo, introspezione e caratteristiche? E' corretta secondo te questa impressione?

R.  Sì, Scarsdale è molto vicino allo stile europeo probabilmente a causa dell’influenza inconscia che la sua amica e collega di origine tedesca, Dani Mueller, ha su di lui. Inoltre ho applicato anche alcune delle influenze che ho acquisito durante i miei viaggi in Europa. Tutto ciò credo abbia contribuito a forgiare una personalità "europea" per Scarsdale.
D.  Quando è scattata in te la passione per la scrittura? Pensavi di ottenere questi ottimi risultati di critica e questo grande apprezzamento da parte dei lettori?

R. Direi che la mia passione per la scrittura è nata quando ho finito di leggere un romanzo di David Baldacci e uno di John Sandford. Quando ho iniziato a scrivere romanzi, non ho mai pensato che avrei potuto vincere alcun premio o di raccogliere l’alto numero di recensioni positive che poi ho ottenuto.
D.  La  tua lunga esperienza in polizia, e da procuratore e avvocato quanto incide nella tua scrittura? Hai preso spunto da episodi realmente accaduti o sono frutto della tua fantasia? 
R. I miei trascorsi nella Polizia e come avvocato hanno avuto un ruolo molto importante in ognuno dei miei romanzi. In alcune situazioni ho narrato casi reali sui quali ho lavorato come ufficiale di polizia, naturalmente dopo aver cambiato nomi e location. Occasionalmente adatto per le mie storie anche alcuni eventi reali che ho visto o di cui ho letto nei media. La maggior parte dei “crimini" e delle situazioni che appaiono nei miei romanzi sono però frutto della mia immaginazione.
D.  Domanda d'obbligo: c'è qualcosa di Alan Brenham in Jason Scarsdale?

R. Sicuramente! Entrambi ci siamo innamorati di donne europee. Quella di Scarsdale proviene dalla Baviera in Germania mentre mia moglie ha origini italiane e precisamente nella zona del Lago di Como.
D. Cosa rappresenta per te il thriller?

R. Per me il genere thriller è creazione di suspense, tensione ed eccitazione. Se si riesce a costruire una storia coinvolgente, il lettore sarà sorpreso e proverà un alto livello di tensione e terrore.

 
D. In Italia spesso si dice malignamente che ci sono molti più scrittori che lettori. Le case editrici fanno sempre più fatica. Com'è la situazione dell'editoria negli Stati Uniti? 

R. Negli Stati Uniti ci sono molti autori e tantissimi lettori. Con l'avvento del self-publishing, gli agenti letterari e l’editoria tradizionale si sentono sotto pressione. Alcuni agenti hanno cambiato mestiere e diversi piccoli editori stanno chiudendo i battenti.

  
D. Nel thriller americano, in genere, ci sono particolari diversi da quello europeo che predilige forse di più l'aspetto cupo, il tormento interiore dei protagonisti, rispetto alla storia stessa. Il tuo romanzo "Il prezzo della giustizia" sembra invece differenziarsi anche in questo, avvicinandosi all'europeo. Sei d'accordo con questa analisi in base alla tua esperienza anche di lettore? 
R. Come lettore, sono d'accordo con la tua analisi sui thriller americani. Fatta eccezione per Stephen King, ho sempre trovato che gli autori di thriller americani evitino di avventurarsi nei territori più oscuri delle loro storie.


D. "Il prezzo della giustizia" è stato tradotto magistralmente in Italia. La traduzione è importantissima, è quasi una riscrittura. Ci sono contatti stretti e continui fra lo scrittore e il traduttore? 


R. Assolutamente sì. Senza una stretta collaborazione tra i due, una traduzione accurata ed efficace non sarebbe possibile.


 
D. L'avvento dell' e-book come è stato accolto da te come scrittore e lettore? In Italia stenta ancora ad affermarsi totalmente. Si preferisce ancora la carta, il profumo e il fruscio della carta.

R. In un primo momento, ammetto che come lettore ho odiato gli e-book. Poi ho acquistato un e-reader Nook e ho iniziato a leggerli ma sento la mancanza del fruscio della carta, di girare le pagine e la sensazione di un vero e proprio libro nelle mie mani.

D.  Quando si crea un personaggio seriale, si rischia di stancare il lettore oppure no? A vedere il successo che tanti scrittori americani hanno avuto sembrerebbe di no. Ma qual'è il segreto per proporre sempre qualcosa di nuovo ?
R. Penso che, realisticamente parlando, ci sia sempre una possibilità che una mia storia possa annoiare un lettore.
Pertanto, spetta a me saper creare delle situazioni più oscure e più minacciose che mettano in pericolo i personaggi. Per fare questo, leggo almeno un quotidiano al giorno (purtroppo ogni giorno accadono parecchie cose spaventose nel mondo), guardo la TV e riporto alla mente alcuni dei peggiori casi ai quali ho lavorato come ufficiale di polizia e come avvocato penalista.


 
D. Quali sono stati  i tuoi autori di riferimento? Ti sei ispirato in particolar modo a qualcuno? 
R. La mia lista di autori di riferimento varia di settimana in settimana. Ho iniziato con Baldacci e Sandford, poi sono passato a Michael Connelly e John Grisham e ora seguo molto Greg Iles e Stephen King. Ci sono due autori americani molto noti che mi ispirano: Michael McGarrity per le vivide descrizioni degli ambienti in cui si svolge la storia, e Stephen King perché, come dice lui, nei suoi libri nulla è mai come sembra.

D. Leggi anche romanzi di scrittori europei?  
R. Ho letto due romanzi di un autore britannico, Emlyn Rees, poi recentemente ho acquistato Il cane di terracotta di Andrea Camilleri e Tumbleweed dell’autore olandese Janwillem Van De Wetering.
 
D. Che rapporto hai con i tuoi lettori? Che effetto ti fa sapere che una storia che hai scritto tu provocherà delle forti emozioni in tante altre persone  in tante parti del mondo? 
R. Mi piace sentire cosa pensano i miei lettori e prendo nota dei loro commenti. Il fatto che provino forti emozioni su una mia storia significa che i lettori stanno analizzando il libro perché li fa riflettere su un principio morale o riporta alla mente una vicenda personale e, a mio parere, questo è un bene. Fare in modo che i lettori parlino della storia è l’obiettivo di ogni autore di romanzi. Ad esempio, alcune lettrici americane hanno espresso la loro opinione sull'aspetto morale di ciò che Dani Mueller ha fatto in California facendo nascere una dibattito interessante.


 
D. Una domanda particolare: spesso intervistando gli scrittori italiani, questi affermano di essere talmente coinvolti dalla storia che stanno scrivendo e dai personaggi che stanno descrivendo, che questi personaggi, ad un certo punto, vanno per conto loro, sono loro stessi a scrivere. E' un'affermazione un po' esagerata o è così anche per te? 
R. Per quanto strano possa sembrare, i personaggi di una storia dettano il modo in cui questa dovrà svilupparsi. Quindi, sì, è lo stesso per me e per molti altri autori con i quali ho avuto contatti.



D. Quando uscirà in Italia il secondo Scarsdale? 

R. Spero che ciò avvenga entro il prossimo anno.
D. Nel tuo romanzo hai dato molto spazio ai dialoghi, gioia e dolore di ogni scrittore, rendendoli veri ed emozionanti. Hai dato meno spazio all'ambientazione. La storia è avvincente. I personaggi di grande impatto emotivo.  Esiste l' equilibrio perfetto raggiungibile fra tutte queste componenti?

 
R. Sì e il mio obiettivo costante è raggiungere questo equilibrio. Ma credo anche che il fascino di una storia sia più nella mente dei personaggi che nell’ambientazione.
D. Un' ultima domanda. A quando un tour europeo di presentazioni? Con ovviamente tappa italiana. Quali sono i tuoi programmi futuri?

R. Al momento non ho in programma di viaggiare in Italia o in Europa, ma non perderei questa opportunità se dovesse presentarsi in futuro. Sono stato a Roma due volte e ho viaggiato in quasi tutti i paesi europei (compresi due anni in cui ho vissuto in Germania), se avrò la possibilità di tornare ancora una volta, lo farò molto volentieri.
Alan, ancora grazie della tua disponibilità e pazienza nel rispondere alle nostre domande. Un arrivederci a presto!

Paolo Vinciguerra

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