Roberto Centazzo
Toccalossi e il boss Cardellino
Fratelli Frilli Editori
Ferragosto:
quale giorno migliore per iniziare a stilare una complessa requisitoria
su un traffico di immigrati cinesi clandestini? L'ennesimo espediente
di Toccalossi per procrastinare ulteriormente la partenza delle tanto
detestate vacanze. Il maresciallo Centofanti, suo aiutante, non si tira
indietro e resta a fargli compagnia, fotocopiando migliaia di fogli. Ma,
a sera, la carta per le fotocopie è esaurita. Centofanti inizia a
rovistare ovunque per trovarne un po'. In un cassetto rinviene per caso
una foto che ritrae Toccalossi giovane: una foto del 1977, a cui è
pinzata una lettera, una missiva che inequivocabilmente sancisce la fine
di una storia d'amore. Centofanti, incuriosito, cerca di saperne di
più. Toccalossi lo accontenta raccontando con nostalgia la storia di
quello scatto: all'epoca, appena ventiquattrenne, era giudice istruttore
a Genova. Nella sua prima indagine si occupò di dare la caccia al boss
Vito Cardella, in arte Cardellino, uno spaccone di periferia ambizioso e
spregiudicato desideroso di unirsi al clan dei marsigliesi per
importare in Italia la droga. Un agosto insolito, passato in ufficio,
tra i ricordi e il lavoro, con la meticolosità di chi sa, per
esperienza, che l'errore giudiziario è sempre dietro l'angolo, e deve
impegnarsi al massimo per evitarlo. Prefazione di Bruno Morchio.
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