Marisa Salabelle
L'estate che ammazzarono Efisia Caddozzu
2015
Pag. 223
Piemme
Pistoia, 25 luglio: durante la festa di San
Jacopo, patrono della città, due ragazzini in bicicletta trovano, vicino
a un fosso, il cadavere di una donna, barbaramente uccisa, priva di
documenti, vestita e truccata come una prostituta, probabilmente
extracomunitaria. Dopo affannose indagini, portate avanti da carabinieri
svogliati e un giovane cronista che sogna lo scoop, si scopre invece
che il corpo è quello di Efisia Caddozzu, maestra elementare, che tutti
credevano in vacanza, la cui scomparsa era stata segnalata solo
dall'anziano padre, a cui nessuno aveva creduto. I sospetti sembrano
portare sulle tracce della comunità albanese: Efisia faceva
volontariato, conosceva il mondo degli immigrati e aveva preso sotto la
sua protezione un ragazzo intemperante e violento. Ma chi era davvero
Efisia Caddozzu? Perché una semplice maestra viene abbandonata sul
ciglio di una strada con il cranio fracassato? Efisia era venuta dalla
Sardegna agli inizi degli anni Sessanta: famiglia numerosa, carattere
indomito, a tratti brusco e iracondo, aveva militato in Lotta Continua,
aveva dedicato la sua vita all'insegnamento, al volontariato e aveva
aiutato molti immigrati a inserirsi in città. Le indagini portano tutte a
un unico indiziato: l'albanese, di cui si è persa ogni traccia. Ma la
verità sulla morte di Efisia è un'altra. Per scoprirla sarà necessario
scavare nelle ipocrisie più sottili e feroci dell'animo umano.
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