Franco A. Ferri
Il legionario
Fratelli Frilli Editori
L’aracnide si era immobilizzato:
aveva percepito qualcosa. Un rumore lontano, dei colpi sordi, un fremito
della terra. Il fremito in pochi attimi si era trasformato in un
tremore che diventava più forte, sempre più forte; anche i colpi erano
divenuti molto più violenti e vicini. Lo scorpione s’irrigidì e protese
verso l’alto il suo grande e aguzzo aculeo: l’istinto gli diceva che si
avvicinava un pericolo molto rapidamente, un grave pericolo. Di colpo la
luce del sole si oscurò. Un colpo violentissimo, una terribile
pressione, fortissima, spaventosa. Poi il buio totale, il buio senza
fine.
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