Clara Sereni
Via Ripetta 155
2015
Pag. 208
Giunti Editore
Via
Ripetta: una delle strade più centrali di Roma, in quello che fu una
sorta di triangolo d'oro fra piazza del Popolo, piazza di Spagna, piazza
Venezia. Pensate che allora fosse tutto chiaro, a disposizione di
chiunque? No, perché il civico 155 è difficile trovarlo, situato com'è
al di là dell'Ara Pacis, oltre piazza Augusto imperatore, nel piccolo
tratto che tutti pensano appartenga già a via della Scrofa: bisogna
spiegarlo bene perfino a chi guida il taxi, se è proprio lì che si vuole
andare. Un tratto fuori fuoco nello stradario, e quella che si racconta
qui è la storia fuori fuoco degli anni fra il '68 e il '77, cominciati
all'insegna dell'utopia libertaria - compresa l'idea che per la libertà
valesse la pena di stare a pancia vuota e di vivere alla meglio in case
che cadevano a pezzi - e sfociati nel terrorismo prima, e poi nel
riflusso del disimpegno, della Milano da bere, dei manager rampanti. Una
storia vista con lo sguardo di chi ha vissuto da vicino molte cose
senza mai esserne del tutto al centro, e dunque con la possibilità di
testimoniare, dolorosamente, una memoria non chiusa. Ricordi in prima
persona di anni raccontati poco e non sempre correttamente: perché il
terrorismo non fu come molti ritengono la conclusione logica di quanto
il '68 aveva seminato, ma fu invece la sanzione drammatica della
sconfitta di molte speranze, un lutto pungente per chi aveva creduto e
si era speso per farle germinare.
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