sabato 13 giugno 2015

Recensione de "Figli di Vanni" di Maurizio Blini e Gianni Fontana - Golem Edizioni -



Maurizio Blini e Gianni Fontana

Figli di Vanni

Golem Edizioni

Livio e Paolo sono due fratelli che hanno deciso di interpretare in modo diverso le parole che negli anni settanta saturavano l'aria come il fumo dei lacrimogeni. Entrambi hanno una meta da raggiungere. Livio programmerà il proprio futuro fiutando il vento, agendo di conseguenza anche se costretto a infiniti compromessi. Paolo, invece, agirà d'istinto pagando duramente e senza cedimenti per le decisioni prese in un periodo turbolento in cui le alternative si riducevano al prendere o al lasciare. Le loro scelte li porteranno a percorrere strade che li separeranno per venti anni. Colmeranno questo vuoto con la parola, quando ormai vinti e sconfitti, guarderanno il pugno di mosche che hanno nelle mani. Una storia che lacera gli spiriti infrangendosi nelle contraddizioni del tempo, tra visioni e speranze, delusioni e sconfitte, rimorsi e rimpianti.

Fantastico spaccato di vita italiana che abbraccia quasi trent'anni della nostra recente storia. Tramite le vicende di Livio e Paolo riviviamo con due analisi personali diametralmente opposte, gli sconvolgimenti politici e della nostra società avvenuti in questo lasso di tempo. Un periodo difficile che ha spazzato via profondi ideali che i ragazzi di quei fine anni settanta ancora difendevano. In cui ancora credevano. Ultimi a cavalcare ancora l'onda lunga del '68. Un romanzo molto amaro che racconta del fallimento di una intera generazione, piegata, sconfitta, umiliata. Le storie dei due fratelli si alternano capitolo dopo capitolo, con lo scandire degli anni che passano, con una profonda analisi intimista. La presa di coscienza che tutto sta cambiando, anche all'interno di loro stessi. E' un libro commovente, stupendo, con una narrazione semplice e scorrevole, che ti avvolge, ti fa entrare nei due personaggi, nelle loro storie. Affrontare con tanta sensibilità e delicatezza un argomento difficile come il terrorismo e quel determinato periodo , a distanza di tanti anni, non è facile senza cadere in banali moralismi o giudizi trancianti. Invece Maurizio Blini e Gianni Fontana hanno creato una fantastica contrapposizione fra quelli che erano gli ultimi irriducibili e chi invece viveva quegli anni nel miraggio del benessere, nel miraggio di un mondo fatato, popolato da "nani e ballerine", di quello che volevano farci credere e che tanti hanno accettato a suon di compromessi o svendendo se stessi. Un passo ho trovato molto emblematico all'interno del libro: "...la verità è che abbiamo perso. Questo scriverà la storia. Noi andavamo in una direzione mentre il mondo andava esattamente dalla parte opposta. Non abbiamo conquistato nulla, non abbiamo cambiato nulla, forse non abbiamo capito nulla....dove abbiamo sbagliato?". Meraviglioso commento. In poche, significative parole, l'essenza di tutto. I due fratelli hanno ovviamente la parte dei protagonisti assoluti, ma la figura di Vanni, il padre, che sembra sfumata, è invece di una grandezza assoluta. Anche tutti i personaggi che ruotano attorno ai due fratelli hanno caratteristiche ben delineate e di ottimo impatto emotivo. Romanzi di questa levatura, come ho sottolineato in qualche altra occasione, dovrebbero essere "imposti" come lettura nelle nostre scuole.  E' questa la storia che i ragazzi dovrebbero imparare: una storia di uomini, una storia di ideali, si, anche di quelli sbagliati. La storia recente che ci ha portato fino ad oggi. E l'oggi non è propriamente un granché... Grandissimo libro, grandissimo romanzo, grandissimo coinvolgimento emotivo. Grazie. 
Davvero buona lettura!

Paolo Vinciguerra

2 commenti:

  1. Leggendo I figli di Vanni, di Blini e Fontana ho capito una cosa importante sul giallo italiano. Questo che non dovrebbe essere un giallo (e per la prima volta perché Blini è un giallista), è invece il suo romanzo più giallo di tutti. Ha una forza enorme e ti tiene incollato alle pagine. Ho fatto le cinque di notte per 3 notti di seguito per finirlo. Mi sono chiesta perché sia accaduto.
    Blini negli altri romanzi mi era parso lento e intimista per niente thriller insomma. Il fatto è che il contesto è fondamentale nel giallo e per far presa ha bisogno di un mood epico collettivo. Questa è la mia scoperta.
    Facile per americani e inglesi da tempo al centro della storia: la storia individuale ha molti momenti epici collettivi tra i quali spaziare. Meno facile in Italia, dove la lotta quotidiana per arrivare alla tomba in età avanzata non ha nulla di epico, tutto di triste, faticoso e piccolo piccolo. Per questo motivo i gialli sono costretti a frugare nella cronaca.
    Se però mi racconti del poliziotto che fa l'indagine di Camorra, non me lo sfiori neanche il momento epico collettivo in cui individualmente i lettori possano riconoscersi. Se invece, come hanno fatto Blini e Fontana, mi racconti il viaggio senza fiato nella Bologna di lotta degli anni ’70 e successivi. Se mi racconti come si potesse con poco scarto diventare indifferentemente latitanti in vita clandestina o assistenti universitari, io lettore lo capisco che tu scrittore stai parlando di me, di noi, di tutti. La febbre sale, il tempo accelera, c'è finalmente un giallo italiano in cui palpitare.
    “Grazie” è l’unica cosa che mi viene da dire alla fine. Il sodalizio Blini e Fontana ha dato tanto a me e mi auguro dia a tanti altri. Chi si accorgerà di questo libro nella promozione libraria per falangi armate? L’esperienza mi fa essere pessimista ma più che mai voglio sperare perché questo romanzo non solo è scritto in modo perfetto, senza sbavature, senza nulla concedere ai narcisismi ma ti investe di umanità profonda e appunto ti strappa un “grazie” dal cuore.

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  2. Grazie per il tuo commento molto accurato e preciso. Non posso che essere d'accordo con la tua analisi. Continua a seguirci e, se vuoi ,a scrivere il tuo commento. E' bello confrontarsi con appassionati e competenti lettori come te.

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